Dicembre 2023
Un premio letterario (anzi, due), i libri che ho letto quest'anno, una foto che ho scattato e le prime settimane su Threads
Bentornati a Il riepilogo mensile! Questo progetto è partito come un esperimento, e vi assicuro che non era scontato risentirci così presto. Ma la verità è che l’idea di questo spazio – blog o newsletter che sia – mi piace sempre di più. In questo numero introduco un paio di nuove rubriche che spero possano piacervi: cose che in passato avrei pubblicato sui social, ma che ora sento appartenere più a questo posto.
In apparente contraddizione con quanto appena detto, un paio di settimane fa mi sono iscritto a Threads. Seguivo questo social sin dal suo lancio negli Stati Uniti, avvenuto la scorsa estate, e la curiosità di provarlo era troppa. Le prime impressioni non sono poi così malvagie: ora come ora sembra davvero una versione ripulita di Twitter, il che sarebbe già qualcosa. Devo però specificare che ci ho messo qualche giorno a ottimizzare la mia bolla: ho scoperto che non sempre chi avevo deciso di seguire per dei contenuti visivi (su Instagram) se la cava altrettanto bene con le parole. Ma tra selezione all’ingresso e qualche recupero positivo da Twitter alla fine la timeline l’ho ripulita, qualche scambio interessante l’ho avuto, e in generale trovo in questa piattaforma una prospettiva di utilità ormai assente altrove. Anzi, negli ultimi tempi è probabilmente il social che ho usato di più. Durerà? Non saprei, ma se volete seguirmi anche lì, questo è il mio profilo.
⌨️ Scrittura
Aggiornamenti sulle cose che ho scritto, sto scrivendo o dovrei scrivere.
Questo mese ha portato una bella notizia riguardante il mio romanzo d’esordio. A quasi due anni dalla sua prima pubblicazione, infatti, Il mondo finisce all’orizzonte ha ottenuto un altro importante riconoscimento: il romanzo è stato il vincitore assoluto della quarta edizione del Premio Toscana. Un risultato di prestigio, che probabilmente rappresenta l’apice del percorso di questo libro.
A differenza della maggior parte dei premi letterari, al Premio Toscana non ci si iscrive, ma ci si qualifica vincendo uno degli otto premi ospitati da altrettante realtà toscane. È un po’ la Champions League dei premi letterari toscani, ecco. Un anno fa – era il dicembre 2022 – Il mondo finisce all’orizzonte vinceva il Premio La Città sul Ponte di Firenze, risultato che già di per sé mi era sembrato eccezionale, e si era così qualificato al Premio Toscana.
La giuria del Premio Toscana è composta da librai e giornalisti, che assegnano a ogni partecipante voti in diverse categorie; la classifica finale è quindi una faccenda puramente matematica. Un paio di mesi fa mi era stato comunicato che il mio romanzo era stato tra i tre più votati, per cui lo scorso 2 dicembre sono partito da Roma alla volta di Grosseto, che quest’anno ospitava la cerimonia di premiazione. E lì ho scoperto di essermi aggiudicato il primo premio.
La soddisfazione è stata immensa, sia per la natura di questo “super premio”, sia per il valore degli altri finalisti, sia per il livello della giuria – formata da addetti ai lavori. Ma soprattutto, come sempre, la cosa più bella è stata incontrare i lettori e sentire dalla loro voce cosa è piaciuto e cosa ha funzionato nel romanzo, cosa li ha emozionati, cosa è rimasto loro impresso – fosse anche una singola scena. Sono cose che servono per andare avanti, davvero.
E poi, proprio mentre stavo per pubblicare questa newsletter, è arrivato l’ultimo risultato che stavo attendendo. Il 28 dicembre sono stato a Lenola, in provincia di Latina, per la cerimonia di premiazione della quinta edizione del concorso letterario Tre Colori, abbinato al festival internazionale Inventa un Film. Il mondo finisce all’orizzonte si è classificato al quinto posto su oltre 600 romanzi pervenuti: un altro riconoscimento importante che si aggiunge al palmares del libro.
Questo è quanto. Il romanzo al momento non è in concorso ad altri premi letterari, né penso di iscriverlo in futuro. Credo che difficilmente potrò chiedere di più a Il mondo finisce all’orizzonte, che ha avuto un successo commerciale al di là di ogni aspettativa per un esordiente sconosciuto e ha portato a casa diversi premi nazionali. Peraltro il marchio che lo ha pubblicato – Libromania – oggi non opera più come editore, anche se il libro ha comunque avuto di recente una nuova edizione che è disponibile in tutti i negozi online. Ora non resta che guardare avanti e concentrare tutte le forze sul prossimo progetto.
📖 Letture
Una rubrica in cui parlo dei libri che ho avuto sul comodino negli ultimi tempi.
Nel 2023 ho letto tredici libri. Sono tanti? Sono pochi? Non credo esista una risposta corretta a queste domande. Diciamo che sono quelli che sono riuscito a leggere, e che ne avrei voluti leggere di più ma il tempo che ho a disposizione è quello che è. Non sono mai stato un lettore particolarmente veloce – anche negli anni spensierati della mia gioventù viaggiavo sui venti/venticinque libri all’anno – e comunque da tempo sono giunto alla conclusione che conta più la qualità della quantità. (Credo anche che la vera sfida sia non tanto portare chi legge un libro al mese a leggerne di più, quanto portare chi ne legge uno all’anno a leggerne due, o meglio ancora chi non legge a leggerne almeno uno. Ma questa è un’altra storia).
Visto che ho aperto blog e newsletter solo a novembre, e visto che siamo alla fine dell’anno, ho pensato di inaugurare questa rubrica con un riepilogo dei principali libri che ho letto negli ultimi dodici mesi. Non una classifica, ma pensieri sparsi conditi da citazioni e qualche aneddoto personale, tralasciando la trama dei romanzi (chi fosse interessato la trova facilmente online). È più facile farlo che spiegarlo, quindi cominciamo subito.
Il capitolo finale di una trilogia: Il cielo di pietra di N. K. Jemisin (Urania Mondadori)
Era una vita che non leggevo una trilogia dall’inizio alla fine. Ci ho messo tre anni, dilazionando volontariamente i tre volumi, ma alla fine questa trilogia de La terra spezzata l’ho conclusa. Si è scritto tanto di questi libri, pubblicati in Italia tra il 2019 e il 2021, e gran parte della discussione ha riguardato il suo genere d’appartenenza. È fantascienza? È fantasy? Ovviamente la verità sta nel mezzo, per quanto a mio parere la questione sia irrilevante. La trilogia parte fortissimo con La quinta stagione – un romanzo davvero clamoroso per worldbuilding, narrazione e stile – poi si adagia un po’ sugli allori con i successivi Il portale degli obelischi e Il cielo di pietra. La Jemisin però sa scrivere e ti tiene incollato alle pagine fino alla fine, senza risparmiare le scene forti. Nel complesso, un investimento di tempo che è valso la pena.
Un libro che ha vinto un premio: L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito (Bompiani)
Il 90% di ciò che leggo è letteratura di genere, per cui ogni tanto mi sforzo di ampliare i miei orizzonti sconfinando in territori sconosciuti. È il caso di L’acqua del lago non è mai dolce, vincitore del Premio Campiello nel 2021, cui sono arrivato anche per curiosità: diversi anni fa, infatti, ho incrociato la sua autrice nell’ambito di un evento di lavoro. Il romanzo mi ha subito preso perché è di fatto un coming of age – e chi mi conosce sa quanto io ami questo genere – e perché è ambientato tutto in una realtà di provincia – altro tema a me caro. Ma mi ha conquistato anche lo stile – per quanto lontanissimo da ciò che io scrivo, o forse proprio per questo. Pecca un po’ dal punto di vista narrativo, e sconta anche una protagonista (volutamente?) irritante. “Alle macchinette gli ero andata addosso come fanno gli amori non corrisposti” dice la narratrice a un certo punto: ecco, è un po’ la storia del mio rapporto con questo libro.
Un libro che si è visto un sacco sui social: Piranesi di Susanna Clarke (Fazi)
Se avete frequentato il bookstagram – o peggio ancora il booktok – negli ultimi due anni, siete incappati sicuramente centinaia di volte in Piranesi. È stato un fenomeno social, alimentato anche dall’aura della sua autrice, che aveva esordito nel 2005 per poi sparire dai radar per quindici anni. Per quanto conscio di andare incontro a una fregatura, ho deciso comunque di assecondare la corrente e tuffarmi nella lettura di questo romanzo. Devo ammettere che non l’ho trovato l’opera illeggibile che pure alcuni ritengono che sia, ma il suo successo rimane per me un mistero: si tratta del classico romanzo che, a distanza di mesi, non mi ha lasciato niente, se non la sensazione di aver girato a vuoto. (Comunque, nonostante tutto, voglio ancora leggere il romanzo d’esordio della Clarke: Jonathan Strange & il signor Norrell, un fantasy di 900 pagine ambientato a inizio Ottocento).
Una delusione: La terra infranta di Ian McDonald (Urania Mondadori)
Ian McDonald è uno scrittore attorno cui ho girato per molto tempo. Sono da sempre affascinato dalla sua trilogia Luna, descritta da molti come un Game of Thrones ambientato nello spazio. Ma prima di imbarcarmi nella lettura di un’opera di questo tipo volevo saggiare lo stile di McDonald con qualcosa di più abbordabile. Per cui, a inizio anno, ho letto la sua raccolta di novelle I giorni di Cyberabad (sempre Urania, ormai foraggiatrice delle mie letture di fantascienza): un libro davvero bello, scritto benissimo e pieno di spunti di riflessione molto attuali. Questa lettura mi ha entusiasmato così tanto che mi sono messo alla ricerca di altre opere autoconclusive di McDonald, e sono così incappato in La terra infranta. Quasi ho stentato a credere che ci sia la stessa mano dietro: raramente ho fatto così fatica a portare a termine una lettura. Ho poi scoperto che si tratta di un romanzo particolare nella sua produzione, e che molti hanno riscontrato il mio stesso problema, ma tanto è bastato per frenarmi di nuovo. Mi sa che farò una piccola pausa con McDonald, e poi chissà.
Una sorpresa: Pensa a Fleba di Iain M. Banks (Urania Mondadori)
Un altro scrittore che avevo messo nel mirino da tempo era Iain M. Banks, e in particolare il suo Ciclo della Cultura. L’occasione si è materializzata ancora una volta con Urania, ma stavolta nella collana per celebrare i settant’anni della collana. Mi sono approcciato a Pensa a Fleba con qualche perplessità – colpa anche di un titolo non tra i più azzeccati – e per una serie di circostanze ho impiegato ben due mesi per arrivare in fondo alle sue 584 pagine. Ma a dispetto di tutto ciò, il libro si è rivelato una delle letture più folgoranti degli ultimi anni. Secco, asciutto, pieno zeppo di cose che succedono e personaggi memorabili, ma soprattutto epico e fuori scala (tutta la sequenza ambientata sulla Meganave vale da sola il prezzo del biglietto): in questo romanzo succedono cose assurde e grandiose, disgustose ed eroiche, come se Banks avesse deciso di premere sull’acceleratore per vedere fin dove potesse spingersi e poi si fosse dimenticato di frenare. Più volte durante la lettura mi sono chiesto come potrebbe essere un adattamento cinematografico di questo libro, per poi concludere che no, è semplicemente impossibile da realizzare, non è nemmeno pensabile. Mi è rimasta addosso una gran voglia di leggere gli altri volumi della saga, c’è poco da fare. (Curiosità: una lunga porzione del romanzo è ambientato su un orbitale, un mondo ad anello che ruota attorno a una stella. Un’idea successivamente portata al grande pubblico dalla serie di videogiochi Halo, ma teorizzata per la prima volta proprio in questo romanzo).
Un libro bellissimo: La signora nel lago di Raymond Chandler (Feltrinelli)
Per parlare di questo libro devo partire da lontano. Nel 2008 o nel 2009, quando ero uno studente universitario, comprai Il grande sonno di Raymond Chandler e lo divorai avidamente. Non ricordo granché della trama – sfido chiunque a ricostruire gli intrecci machiavellici di certa letteratura noir – ma ricordo il suo incipit, per me uno dei più memorabili di tutti i tempi. La versione che avevo acquistato era un’Universale Economica Feltrinelli, con una copertina molto bella raffigurante un disegno del detective Marlowe su sfondo completamente nero. Decisi che prima o poi avrei comprato gli altri romanzi di Chandler, che avevano tutti una copertina sullo stesso stile. Ma poi gli anni passarono, i libri si accumularono, e il mio proposito cadde nel dimenticatoio. Quando mi ricordai di Chandler, scoprii che quelle edizioni da me tanto agognate erano fuori commercio, sostituite da volumi con copertine ben più anonime. Il mio sdegno fu tale che rinunciai a comprarli.
Arriviamo al 2023. Questo è l’anno in cui, tra le altre cose, ho cominciato a comprare libri usati (e anche a venderli, a dire il vero). In genere cerco libri fuori commercio non reperibili in altro modo, e ovviamente mi sono messo a caccia delle vecchie edizioni Feltrinelli di Chandler. Ho scoperto che sono dannatamente difficili da trovare, ma a un certo punto su eBay è spuntato fuori questo La signora nel lago, che ho fatto mio in un battito di ciglia. Sono stato gratificato da un volume in ottime condizioni, da una bella copertina, e soprattutto da un grande, grandissimo romanzo.
Di Chandler apprezzo non tanto la capacità narrativa (per quanto sia un maestro nell’ingarbugliare le cose) quanto la scrittura – un merito che probabilmente va condiviso con il traduttore italiano, l’impareggiabile Oreste Del Buono. Ci sono interi brani che mi sono salvato per il solo piacere di andarli a rileggere. Si tratta in gran parte di descrizioni, che la narrazione in prima persona dal punto di vista di Marlowe rende affilate come rasoi:
Il Treloar Building si trovava, e si trova tuttora, in Olive Street, vicino alla Sixth, sul lato ovest. Il marciapiede antistante era fatto all’origine di blocchi di caucciù bianchi e neri. Li stavano recuperando per conto della civica amministrazione, e un pallidone a testa scoperta, che aveva l’aria di essere il custode del palazzo, guatava i lavori in corso come se gli spezzassero il cuore.
Una linda biondina inappuntabile era seduta in un angolo del centralino telefonico, dietro una ringhiera di legno che la preservava dal peccato.
Aveva una carnagione color avorio, due sopracciglia piuttosto severe e due grandi occhi blu notte in grado, senza dubbio, di diventare teneri a tempo e luogo.
– Ho qualcosa da farle vedere.
– Ah sì? – Mi scrutava pensosamente. Un mucchio di tipi doveva aver già provato a mostrarle delle cose in privato.
Vi aleggiava un profumo talmente stantio che mi fece pensare a tre vedove riunite a prendere il tè.
– Zoppicate un poco – osservò – Avete inciampato?
– Già, in uno sfollagente. È saltato per aria e mi ha beccato il ginocchio sinistro.
– Il lavoro della polizia – disse quasi gentilmente – è un maledetto problema. Somiglia alla politica. Occorrerebbe avere degli uomini formidabili, ma non abbiamo nulla che possa attirarli, gli uomini formidabili. Allora si accetta quel che capita… E succede quel che succede.
Puzzavo di gin. Non un poco come quando si mandano giù quattro o cinque bicchierini una mattina d’inverno tanto per aiutarsi ad uscire dal letto, ma come se l’Oceano Pacifico fosse tutto puro gin e io mi ci fossi buttato dentro a capofitto.
Raymond Chandler ha pubblicato sette romanzi in vita. Io ne ho letti due, e li ho trovati entrambi formidabili. Mi consola sapere che ho ancora cinque gemme da scoprire. Devo soltanto scovare quelle vecchie edizioni Feltrinelli, da qualche parte là fuori.
📷 Istantanea
Una foto che ho scattato nell’ultimo mese.
Il fiume Aniene visto dal Ponte Nomentano, quartiere Monte Sacro, Roma, alle 8.17 del 19 dicembre 2023. Le acque increspate dalla corrente, la bruma che ancora si aggroviglia in qualche angolo, i colori freddi dell’inverno, la città che si intravede appena oltre la vegetazione. Uno dei miei angoli di mondo preferiti.
🔗 Link
Una raccolta dei migliori articoli in cui mi sono imbattuto in giro per il web questo mese.
Osservatorio slow web. Un articolo di Wired US afferma programmaticamente che I millennial si sono stufati dei social media. Tutto corretto.
Wired Italia ha invece pubblicato un’intervista di Silvio Mazzitelli a Gary Whitta, scrittore, sceneggiatore (a lui dobbiamo quel gioiello di Rogue One: A Star Wars Story) ed ex critico videoludico (!). Il testo è molto interessante, soprattutto per le riflessioni sulla narrativa nei videogiochi contemporanei: “I videogiochi stanno diventando sempre più simili ai film, per quanto riguarda le loro ispirazioni a livello narrativo, ed è un peccato che molte persone non possano vivere certe grandi esperienze di storytelling semplicemente perché magari non amano giocare ai videogiochi o non si sentono in grado di giocare bene” afferma Whitta. Ma nell’intervista si parla anche di intelligenza artificiale e del futuro della saga di Star Wars.
Quanto era ricca la famiglia di Mamma ho perso l’aereo? Una classica domanda da porsi durante le feste. Se lo è chiesto anche il New York Times, e un gruppo di economisti ci si è messo d’impegno fino a elaborare una risposta.
Vanni Santoni ha scritto del videogioco Disco Elysium per Quants, in un articolo disponibile anche online. Disco Elysium è una produzione estone del 2019 di cui ho letto solo giudizi che vanno dal capolavoro all’epocale, e Santoni lo definisce non a caso “un classico moderno, uno dei migliori videogiochi di ogni tempo e financo una grande narrazione della nostra epoca, al pari coi suoi migliori romanzi e film”. Aggiunge anche che chi ha una trentina di ore a disposizione dovrebbe fiondarsi a giocarci, e io vi giuro che vorrei davvero tanto averle quelle trenta ore a disposizione. (Di Disco Elysium è notevole anche la storia produttiva. Andrea Porta l’ha raccontata nel dettaglio in un podcast e in questo articolo apparso su Final Round).
Stefania Sperandio, una delle migliori menti del panorama giornalistico videoludico italiano, ha aperto una newsletter/blog su Substack interamente dedicata alla narrativa nelle sue varie accezioni. Da seguire.
È tutto per questo mese, e anche per il 2023 mi sa. Buona fine e buon principio, ci sentiamo presto.
Stra-bella la vicenda del tuo romanzo e di come sei riuscito a pubblicarlo! Come commenterei se fossimo su LinkedIn: Ad Maiora!